Il Progetto Semi di Lavanda è un progetto di sollievo caregiver per famiglie che quotidianamente si fanno carico della disabilità di un minore. I Caregiver vivono una fatica personale, e spesso si privano di momenti di “normalità” per sé stessi e con il resto della famiglia. Questo tipo di sollievo è stato individuato e voluto sulle basi di esperienze di mamme come noi, che in prima persona hanno sperimentato questi momenti. Il pediatra di famiglia è volutamente coinvolto, perché, la sua presenza è a disposizione di tutte le famiglie ed è fondamentale per costituire il FARE RETE intorno alla famiglia, essendo una figura professionale di riferimento e fiducia per la stessa per 14-16 anni.
Dopo la presentazione del progetto da parte del pediatra coinvolto in tutto il percorso, i genitori poco alla volta si sono fidati e hanno consentito ad una persona competente non appartenente alla famiglia la gestione del figlio. Le famiglie beneficiarie hanno potuto conquistare ogni volta un momento nuovo da destinare a se stessi o da condividere con gli altri componenti del nucleo famigliare. Una volta stabilita una relazione di fiducia, per i genitori caregiver, si è aperta una nuova visione del proprio vissuto e delle proprie necessità. Si è fatto spazio una nuova consapevolezza, ed i genitori hanno riconosciuto l’importanza del “ritrovarsi tempo”, da dedicare ad un altro figlio, di potere fare commissioni senza ansia e persino con gioia, sapendo che il proprio bambino era seguito, proprio come se ci fossero loro. È stato importante anche costruire una buona relazione tra il minore e l’infermiera o l’educatrice che si recava a casa, e in questo, le volontarie della nostra associazione hanno avuto un ruolo fondamentale di mediatori e sostenitori. Importante è stata anche la presenza nel progetto di una psicoterapeuta che ha potuto cogliere e accogliere i momenti di difficoltà incontrati e sostenere gli operatori li dove fosse richiesto.
Una mamma ha così espresso il suo personale coinvolgimento nel nostro progetto:
“Quando sono stata chiamata per il progetto dalla pediatra ero contenta perché mi fido di lei e pensavo che sicuramente per il mio bambino sarebbe stato qualcosa di bello ma non pensavo così tanto bello. Le educatrici da subito sono state molto attente e carine sia con me che con il bambino e con il resto della famiglia, io ho tre bambini: il mio bambino speciale ha 10 anni poi c’è la grande di 14 e il piccolino di quasi due anni che è arrivato dopo tanti anni di sofferenza e che per noi è una gioia. Io mi occupo da sola da sempre del mio bambino, dopo tanti anni di ricerca e domande soltanto da poco gli hanno diagnosticato una malattia rara, è un bambino con una displasia importante e, da sempre, ho dovuto prenderlo in braccio durante gli spostamenti e aiutarlo in tutto, ha i tutori e delle lenti speciali perché ha le cataratte agli occhi. Dopo anni di terapie e tanti sacrifici dell’intera famiglia abbiamo cominciato a vedere qualche miglioramento, adesso è autonomo nello spostamento usando il carrellino o le stampelle, ma va sempre aiutato, è dolce e socievole ma chiede sempre la mia attenzione e la mia presenza. Facciamo tante terapie durante i pomeriggi per aiutarlo a migliorare e quando torno a casa devo pensare a tutte le altre cose che ho da fare, e sono sempre molto stanca e non riesco neanche a giocare con lui o il fratellino.
La scuola mi preoccupa anche perché non riesco a seguirlo e ho anche la difficoltà della lingua perché sono straniera. Così la mia testa deve pensare a tante cose e tante preoccupazioni. All’inizio quando è venuta l’educatrice a casa io rimanevo con loro nella stessa stanza o mi allontanavo di poco…piano piano che il rapporto è andato avanti io mi sono sentita sempre più serena e tranquilla e gli ho cominciati a lasciare da soli, non solo io potevo pensare un po’ a me o passare del tempo da sola con il mio bambino più piccolo, ma ero ancora più serena perché a casa mio figlio si divertiva e ogni volta facevano qualcosa di diverso che lo aiutava anche nelle proprie autonomie. Lui adora cucinare e insieme preparavano ogni pomeriggio la merenda, poi ci sono stati i giorni con il sole e sono usciti a mangiare un gelato o sono andati in biblioteca…è stato tutto molto bello, mi hanno coccolato e aiutato è stato bello accogliere in casa mia le educatrici e la volontaria dell’associazione che veniva a trovarmi ogni tanto, ormai sono diventati parte della mia famiglia.
Ancora oggi lui mi chiede quando torneranno le educatrici a casa a passare del tempo con lui. Non pensavo di avere così tanto bisogno di tempo per me, dei momenti di tranquillità…è capitato di lasciare mio figlio a parenti o conoscenti ma non è stata la stessa cosa, questo progetto ha portato a casa mia quello che serviva, la mia serenità e allo stesso tempo qualcuno che si occupava di mio figlio proprio come avrei fatto io, usando il tempo per aiutarlo a diventare autonomo e a fare nuove scoperte. Vorrei poter aver la possibilità di far tornare questi Angeli a casa mia, e ho capito quanta ero affaticata e quanto è prezioso il potersi fermare e pensare un momento a se stessi come se non ci fossero pensieri o problemi. Devo dire solo grazie a tutti loro”.